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Oli
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a olio
110x160 mm
1957-1962
Le montagne incantate n. 175
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
50.2x53.7
-
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È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Opere medie © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
250x352 mm
-
Le montagne incantate n. 100
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
37.2x59.5
-
Oli
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a olio
121x170 mm
1957-1961
Altre opere pittoriche (scie chiare su fondo viola)
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tempera
350x500 mm
1959-1960
Le montagne incantate
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tempera
300x397 mmfoglio di sinistra 55x75//foglio di destra 30x115
1964-1980
Astratto
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / penna
290x218 mm
-
Opere grandi © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
49.9x35.1 cm
1963
Forma astratta nera, blu e rosa
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / acquerello
350x250 mm
-
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+
+
Questo acquerello rientra in un piccolo gruppo di bellissime prove di colore e di luce. Le libere e veloci stesure di pigmenti creano suggestive trasparenze che si fondono con timbri cromatici più intensi. I quattro acquerelli ‘informali’ testimoniano la sensibilità di Antonioni per gli effetti della luce e allo stesso tempo i suoi profondi interessi artistici che nel presente caso sembrano rimandare alla grazia e alla essenza della cultura orientale.@it
Le montagne incantate n. 114
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
30x80
-
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+
+
È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Senza titolo
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / pittura ad acquerello / pittura a tempera
175x125 mm
1970-1980
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+
+
Il disegno fa parte di una particolare raccolta riprodotta nel libro "A volte si fissa un punto...". Si tratta di una serie di volti bizzarri o evanescenti, realizzati prevalentemente con il pennarello (tranne quattro all’acquerello o tecnica mista). Le immagini sono associate a liberi ‘pensieri poetici’ di Michelangelo Antonioni, introdotti e conclusi dai testi di altri registri e letterati quali Carlo di Carlo, Carlo Muscetta, Alain Robbe-Grillet e Martin Scorsese.
Il testo associato all'immagine: "Nel Painted Desert scritte raccomandano di non toccare nulla, / non spostare nemmeno un sasso.", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 15).@it
Il testo associato all'immagine: "Nel Painted Desert scritte raccomandano di non toccare nulla, / non spostare nemmeno un sasso.", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 15).@it
Le montagne incantate n. 31
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
5.5x3.1 cm
1964-1980
Ritratto di Greta Garbo
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / matita
350x240 mm
-
Le montagne incantate n. 95
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
36x49
-
Le montagne incantate n. 147
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
34x41
-
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Michelangelo Antonioni decide di eseguire gli ingrandimenti fotografici delle piccole “Montagne incantate” per indagare le conseguenti variazioni cromatiche e materiche. Il processo trova una stretta corrispondenza con l’utilizzo dello strumento elettronico, detto “correttore del colore”, che Antonioni applica durante la realizzazione del film per la tv “Il mistero di Oberwald” (1981). Il regista lo definisce un “gioco fantastico” perché gli consente di modificare i colori della scena, in fase di ripresa sul set, direttamente sul monitor. La ricerca cinematografica di Antonioni travalica, dunque, i mezzi abituali per rappresentare con sottigliezza psicologica lo stretto rapporto che intercorre tra percezione sensoriale, composizione dell’immagine e stato emotivo. La settima arte è il punto di partenza di un’audace sperimentazione visiva che coglie anche le possibilità offerte dalle immagini fisse della pittura e della fotografia.
Ritornando alle “Montagne incantate”, Antonioni rivela che fece diversi tentativi prima di trovare l’ingrandimento ideale per ogni originale pittorico; la scelta finale del formato è, ovviamente, collegata al risultato del colore e della materia: “Abbiamo fatto provini a ripetizione per trovare il tono giusto e usando filtri per cambiare anche il colore del cielo, per esempio, da verde a bianco. Abbiamo fatto insomma, come si fa di solito nel cinema tra regista e direttore di fotografia.” (Zabunyan in Ferrara 2013, p. 227). In tale processo gioca un ruolo fondamentale la lavorazione del “Mistero di Oberwald”.
I “blow up” delle Montagne incantate presentano, inoltre, l’importante questione dell’”atto espositivo”, poiché la versione fotografica della serie, secondo le indicazioni del regista, può essere compresa del tutto solo se fruita direttamente e non attraverso le riproduzioni in scala del catalogo. Come si evince in una lettera spedita a Giulio Carlo Argan il 26 ottobre 1983, Antonioni tiene fortemente all’allestimento delle sue opere ed esorta lo storico d’arte, che conosce già i piccoli originali dipinti, a recarsi alla mostra dei “blow up”, inaugurata l’8 ottobre 1983 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma.
“È necessario vedere queste foto dal vero, altrimenti tutto il lavoro sul colore e sulla materia di queste montagne, di questi cieli e di queste pianure diventa inutile. Perciò Antonioni era particolarmente attento alle condizioni in cui esse venivano esposte. Da questa sua preoccupazione derivò, per esempio, la scelta del plexiglas come materiale di rivestimento. Perché proprio il plexiglas? Più che per la sua resistenza e dunque la sa capacità di proteggere le foto, fu senza dubbio per la trasparenza, che è una delle sue principali caratteristiche e assicura una trasmissione della luce superiore a quella del vetro, per cui i colori risultano intensificati” (ibidem).
@it
Ritornando alle “Montagne incantate”, Antonioni rivela che fece diversi tentativi prima di trovare l’ingrandimento ideale per ogni originale pittorico; la scelta finale del formato è, ovviamente, collegata al risultato del colore e della materia: “Abbiamo fatto provini a ripetizione per trovare il tono giusto e usando filtri per cambiare anche il colore del cielo, per esempio, da verde a bianco. Abbiamo fatto insomma, come si fa di solito nel cinema tra regista e direttore di fotografia.” (Zabunyan in Ferrara 2013, p. 227). In tale processo gioca un ruolo fondamentale la lavorazione del “Mistero di Oberwald”.
I “blow up” delle Montagne incantate presentano, inoltre, l’importante questione dell’”atto espositivo”, poiché la versione fotografica della serie, secondo le indicazioni del regista, può essere compresa del tutto solo se fruita direttamente e non attraverso le riproduzioni in scala del catalogo. Come si evince in una lettera spedita a Giulio Carlo Argan il 26 ottobre 1983, Antonioni tiene fortemente all’allestimento delle sue opere ed esorta lo storico d’arte, che conosce già i piccoli originali dipinti, a recarsi alla mostra dei “blow up”, inaugurata l’8 ottobre 1983 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma.
“È necessario vedere queste foto dal vero, altrimenti tutto il lavoro sul colore e sulla materia di queste montagne, di questi cieli e di queste pianure diventa inutile. Perciò Antonioni era particolarmente attento alle condizioni in cui esse venivano esposte. Da questa sua preoccupazione derivò, per esempio, la scelta del plexiglas come materiale di rivestimento. Perché proprio il plexiglas? Più che per la sua resistenza e dunque la sa capacità di proteggere le foto, fu senza dubbio per la trasparenza, che è una delle sue principali caratteristiche e assicura una trasmissione della luce superiore a quella del vetro, per cui i colori risultano intensificati” (ibidem).
@it
Le montagne incantate n. 53
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
64.5x11.6
-
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È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Ragazza che si specchia
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / pennarello
115x178 mm
1970-1980
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Il disegno fa parte di una particolare raccolta riprodotta nel libro "A volte si fissa un punto...". Si tratta di una serie di volti bizzarri o evanescenti, realizzati prevalentemente con il pennarello (tranne quattro all’acquerello o tecnica mista). Le immagini sono associate a liberi ‘pensieri poetici’ di Michelangelo Antonioni, introdotti e conclusi dai testi di altri registri e letterati quali Carlo di Carlo, Carlo Muscetta, Alain Robbe-Grillet e Martin Scorsese.
Il testo associato all'immagine: "Giuliana si scopre nella stessa posizione di un altro / e cambia subito atteggiamento", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 7).@it
Il testo associato all'immagine: "Giuliana si scopre nella stessa posizione di un altro / e cambia subito atteggiamento", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 7).@it
Le montagne incantate n. 62
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
88.7x98.5
-
Opere grandi © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tecnica mista
49.5x35 cm
-
Oli
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a olio
110x160 mm
1957-1962
Le montagne incantate n. 175
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
50.2x53.7
-
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È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
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Opere medie © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
250x352 mm
-
Le montagne incantate n. 100
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
37.2x59.5
-
Oli
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a olio
121x170 mm
1957-1961
Altre opere pittoriche (scie chiare su fondo viola)
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tempera
350x500 mm
1959-1960
Le montagne incantate
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tempera
300x397 mmfoglio di sinistra 55x75//foglio di destra 30x115
1964-1980
Astratto
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / penna
290x218 mm
-
Opere grandi © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
49.9x35.1 cm
1963
Forma astratta nera, blu e rosa
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / acquerello
350x250 mm
-
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Questo acquerello rientra in un piccolo gruppo di bellissime prove di colore e di luce. Le libere e veloci stesure di pigmenti creano suggestive trasparenze che si fondono con timbri cromatici più intensi. I quattro acquerelli ‘informali’ testimoniano la sensibilità di Antonioni per gli effetti della luce e allo stesso tempo i suoi profondi interessi artistici che nel presente caso sembrano rimandare alla grazia e alla essenza della cultura orientale.@it
Le montagne incantate n. 114
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
30x80
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È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
@it
Senza titolo
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / pittura ad acquerello / pittura a tempera
175x125 mm
1970-1980
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Il disegno fa parte di una particolare raccolta riprodotta nel libro "A volte si fissa un punto...". Si tratta di una serie di volti bizzarri o evanescenti, realizzati prevalentemente con il pennarello (tranne quattro all’acquerello o tecnica mista). Le immagini sono associate a liberi ‘pensieri poetici’ di Michelangelo Antonioni, introdotti e conclusi dai testi di altri registri e letterati quali Carlo di Carlo, Carlo Muscetta, Alain Robbe-Grillet e Martin Scorsese.
Il testo associato all'immagine: "Nel Painted Desert scritte raccomandano di non toccare nulla, / non spostare nemmeno un sasso.", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 15).@it
Il testo associato all'immagine: "Nel Painted Desert scritte raccomandano di non toccare nulla, / non spostare nemmeno un sasso.", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 15).@it
Le montagne incantate n. 31
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / pittura a tempera
5.5x3.1 cm
1964-1980
Ritratto di Greta Garbo
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / matita
350x240 mm
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Le montagne incantate n. 95
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opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
36x49
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Le montagne incantate n. 147
© Enrica Antonioni
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Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
34x41
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Michelangelo Antonioni decide di eseguire gli ingrandimenti fotografici delle piccole “Montagne incantate” per indagare le conseguenti variazioni cromatiche e materiche. Il processo trova una stretta corrispondenza con l’utilizzo dello strumento elettronico, detto “correttore del colore”, che Antonioni applica durante la realizzazione del film per la tv “Il mistero di Oberwald” (1981). Il regista lo definisce un “gioco fantastico” perché gli consente di modificare i colori della scena, in fase di ripresa sul set, direttamente sul monitor. La ricerca cinematografica di Antonioni travalica, dunque, i mezzi abituali per rappresentare con sottigliezza psicologica lo stretto rapporto che intercorre tra percezione sensoriale, composizione dell’immagine e stato emotivo. La settima arte è il punto di partenza di un’audace sperimentazione visiva che coglie anche le possibilità offerte dalle immagini fisse della pittura e della fotografia.
Ritornando alle “Montagne incantate”, Antonioni rivela che fece diversi tentativi prima di trovare l’ingrandimento ideale per ogni originale pittorico; la scelta finale del formato è, ovviamente, collegata al risultato del colore e della materia: “Abbiamo fatto provini a ripetizione per trovare il tono giusto e usando filtri per cambiare anche il colore del cielo, per esempio, da verde a bianco. Abbiamo fatto insomma, come si fa di solito nel cinema tra regista e direttore di fotografia.” (Zabunyan in Ferrara 2013, p. 227). In tale processo gioca un ruolo fondamentale la lavorazione del “Mistero di Oberwald”.
I “blow up” delle Montagne incantate presentano, inoltre, l’importante questione dell’”atto espositivo”, poiché la versione fotografica della serie, secondo le indicazioni del regista, può essere compresa del tutto solo se fruita direttamente e non attraverso le riproduzioni in scala del catalogo. Come si evince in una lettera spedita a Giulio Carlo Argan il 26 ottobre 1983, Antonioni tiene fortemente all’allestimento delle sue opere ed esorta lo storico d’arte, che conosce già i piccoli originali dipinti, a recarsi alla mostra dei “blow up”, inaugurata l’8 ottobre 1983 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma.
“È necessario vedere queste foto dal vero, altrimenti tutto il lavoro sul colore e sulla materia di queste montagne, di questi cieli e di queste pianure diventa inutile. Perciò Antonioni era particolarmente attento alle condizioni in cui esse venivano esposte. Da questa sua preoccupazione derivò, per esempio, la scelta del plexiglas come materiale di rivestimento. Perché proprio il plexiglas? Più che per la sua resistenza e dunque la sa capacità di proteggere le foto, fu senza dubbio per la trasparenza, che è una delle sue principali caratteristiche e assicura una trasmissione della luce superiore a quella del vetro, per cui i colori risultano intensificati” (ibidem).
@it
Ritornando alle “Montagne incantate”, Antonioni rivela che fece diversi tentativi prima di trovare l’ingrandimento ideale per ogni originale pittorico; la scelta finale del formato è, ovviamente, collegata al risultato del colore e della materia: “Abbiamo fatto provini a ripetizione per trovare il tono giusto e usando filtri per cambiare anche il colore del cielo, per esempio, da verde a bianco. Abbiamo fatto insomma, come si fa di solito nel cinema tra regista e direttore di fotografia.” (Zabunyan in Ferrara 2013, p. 227). In tale processo gioca un ruolo fondamentale la lavorazione del “Mistero di Oberwald”.
I “blow up” delle Montagne incantate presentano, inoltre, l’importante questione dell’”atto espositivo”, poiché la versione fotografica della serie, secondo le indicazioni del regista, può essere compresa del tutto solo se fruita direttamente e non attraverso le riproduzioni in scala del catalogo. Come si evince in una lettera spedita a Giulio Carlo Argan il 26 ottobre 1983, Antonioni tiene fortemente all’allestimento delle sue opere ed esorta lo storico d’arte, che conosce già i piccoli originali dipinti, a recarsi alla mostra dei “blow up”, inaugurata l’8 ottobre 1983 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma.
“È necessario vedere queste foto dal vero, altrimenti tutto il lavoro sul colore e sulla materia di queste montagne, di questi cieli e di queste pianure diventa inutile. Perciò Antonioni era particolarmente attento alle condizioni in cui esse venivano esposte. Da questa sua preoccupazione derivò, per esempio, la scelta del plexiglas come materiale di rivestimento. Perché proprio il plexiglas? Più che per la sua resistenza e dunque la sa capacità di proteggere le foto, fu senza dubbio per la trasparenza, che è una delle sue principali caratteristiche e assicura una trasmissione della luce superiore a quella del vetro, per cui i colori risultano intensificati” (ibidem).
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Le montagne incantate n. 53
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
64.5x11.6
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È possibile seguire due vie per analizzare l’opera complessiva delle “Montagne incantate”. La prima è di contestualizzarla attraverso il confronto con i modelli artistici di Michelangelo Antonioni. Il cineasta è stato particolarmente ispirato dalla pittura di Morandi, Rothko, Dubuffet e altri ancora (cfr. Di Carlo 2010). La seconda è individuare la trama delle relazioni formali tra le “Montagne incantate” e il suo cinema, in particolare “L’Avventura”, “Blow Up”, “Zabriskie Point” e i cortometraggi dedicati alle isole siciliane come Vulcano.
Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
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Dork Zabunyan individua una terza via che si lega alle precedenti e allo stesso tempo si discosta “dall’esegesi esistente delle Montagne Incantate” (Ferrara 2013, pp. 222-227). Questo terzo indirizzo propone due prospettive di analisi: la prima considera la serie dipinta e quella fotografica come un bagaglio di immagini fisse sempre in relazione alla creazione cinematografica di Antonioni. La seconda pone un’altra questione rilevante, quella dell’esposizione delle opere. Premettendo la ferma volontà del regista di esporre le ‘montagne’ in autentici spazi espositivi e la cura minuziosa riservata alla progettazione e alla strategia di allestimento, la parte degli ingrandimenti non può essere riprodotta a grandezza naturale nei cataloghi. L’esposizione rappresenta, dunque, l’unica occasione per fruire autenticamente l’intero progetto antonioniano. Le “Montagne incantate” furono esposte la prima volta nel 1983 presso il Museo Correr di Venezia e la Galleria d’Arte Moderna di Roma; le due serie complete furono accostate, nel 1993, a Ferrara nella galleria di Palazzo dei Diamanti.
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Ragazza che si specchia
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
disegno / carta / pennarello
115x178 mm
1970-1980
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Il disegno fa parte di una particolare raccolta riprodotta nel libro "A volte si fissa un punto...". Si tratta di una serie di volti bizzarri o evanescenti, realizzati prevalentemente con il pennarello (tranne quattro all’acquerello o tecnica mista). Le immagini sono associate a liberi ‘pensieri poetici’ di Michelangelo Antonioni, introdotti e conclusi dai testi di altri registri e letterati quali Carlo di Carlo, Carlo Muscetta, Alain Robbe-Grillet e Martin Scorsese.
Il testo associato all'immagine: "Giuliana si scopre nella stessa posizione di un altro / e cambia subito atteggiamento", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 7).@it
Il testo associato all'immagine: "Giuliana si scopre nella stessa posizione di un altro / e cambia subito atteggiamento", in "A volte si fissa un punto..." (fig. 7).@it
Le montagne incantate n. 62
© Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
fotografia
88.7x98.5
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Opere grandi © Enrica Antonioni
opere d'arte
Antonioni Michelangelo (1912/ 2007)
dipinto / carta / tecnica mista
49.5x35 cm
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