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Sinossi: L'avventura (1960)
L’opera che inaugura la celeberrima “tetralogia dell’incomunicabilità” raccolse reazioni a dir poco contrastanti in occasione del Festival di Cannes del 1960. Dapprima fischiata, L’avventura fu in seguito paradossalmente insignita del Premio speciale della giuria. Riconoscimento, questo, a cui contribuì anche una petizione firmata da prestigiosi critici e autori.
Nell’accoglienza ambivalente della kermesse francese è possibile captare le ragioni tanto del plauso quanto dell’incomprensione suscitati dalla pellicola. Innanzitutto, l’Avventura disorienta per l’inedita struttura narrativa. Definito da Guido Fink un «giallo alla rovescia», il racconto muove da un evento enigmatico destinato, però, a restare insoluto e a disattendere così le tradizionali aspettative del pubblico. La crociera alle Eolie di alcuni annoiati borghesi assume una piega misteriosa quando la tormentata Anna sparisce sull’isoletta di Lisca Bianca. Impegnati in inutili ricerche nel cuore della Sicilia, il fidanzato della giovane scomparsa e la sua migliore amica vivranno una storia d’amore turbata più dalle rispettive inquietudini esistenziali che non dal senso di colpa per il tradimento. Ridotta quasi a dettaglio, la detection è sostituita da un viaggio in quella “malattia dei sentimenti” che, secondo Antonioni, è afflizione tipica della borghesia degli anni Sessanta. Nel film, questo disagio si misura nell’abissale distanza fra la sensibilità di Claudia ‒ Monica Vitti qui agli inizi del sodalizio con il regista ‒ e la volubilità di Sandro, interpretato da Gabriele Ferzetti.
Varie fonti dell’archivio documentano lo straordinario sforzo richiesto dal capitolo inaugurale della tetralogia. Nella sottosezione “Scritti e note” sono ad esempio consultabili gli appunti di Tonino Guerra sulla prima versione montata del film. L’ultimo foglio del fascicolo non concerne il montaggio, ma riporta suggerimenti dello sceneggiatore indirizzati alla Vitti per migliorarne l’interpretazione. Non meno interessanti sono poi i materiali relativi alla fase delle riprese. Fra gli “Appunti sciolti” troviamo infatti frammenti in cui Antonioni ripercorre la travagliata lavorazione del film, consegnandoci l’impressione di un capolavoro nato malgrado tutto, dalle pericolose condizioni climatiche, agli scioperi della troupe, passando per l’ottusa indifferenza dei produttori.