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Sinossi: Il grido (1957)
Incentrato sul dramma esistenziale di un operaio della bassa padana improvvisamente abbandonato dalla compagna, il film fu un cocente insuccesso di pubblico e critica, tale da costringere Antonioni ad abbandonare temporaneamente il cinema per il teatro e ad accontentarsi del ruolo di regista di seconda unità in altre produzioni. Eppure questo film costituisce una fondamentale cesura all’interno della sua cinematografia. È prima di tutto un commiato da una serie di elementi che hanno contraddistinto la prima fase della sua carriera: per esempio dal rapporto con l’eredità neorealista, dall’estetica del piano sequenza, divenuta progressivamente meno importante nelle sue opere degli anni Cinquanta, infine dalla stretta relazione con i paesaggi della bassa padana. Da un altro punto di vista, Il grido funge da prologo rispetto alla fase più marcatamente modernista di Antonioni, quella della tetralogia: è infatti la sua prima collaborazione con Elio Bartolini, che sarà tra gli sceneggiatori dell’Avventura (1960); inoltre, per quanto incentrato su personaggi esclusi dall’incipiente processo di crescita economica, questo film è già caratterizzato da quel sovvertimento della gerarchia tra personaggi e oggetti che costituisce uno dei tratti stilistici principali dei suoi lavori degli anni del boom. Questa dimensione liminare, in cui si intersecano echi del modello neorealista e un’inedita tendenza all’astrazione, è ben rappresentata dal trattamento riservato da Antonioni ai paesaggi e alle località in cui si snoda la vicenda, a cominciare dal paese da cui proviene il protagonista: Goriano, luogo immaginario (il suo nome è la fusione di due località esistenti, Goro e Ariano) che diviene una sintesi ideale dei territori situati alla foce del Po.
Oltre a tre copie positive del film, a due versioni della sceneggiatura e a un soggetto, l’Archivio custodisce appunti e ritagli relativi al periodo di gestazione del progetto, i quali offrono prospettive inedite sulle sue modalità di realizzazione. In una rievocazione non datata ma collocabile alcuni anni dopo la sua uscita, ad esempio, Antonioni racconta di avere sottoposto alcuni passaggi della sceneggiatura a gruppi di braccianti e operai di Porto Tolle, ricavandone indicazioni utili alla revisione di alcune sequenze: una pratica che collega la lavorazione del film ad alcuni tra gli esperimenti più radicali del neorealismo.