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Sinossi: Le amiche (1955)
Tratto dal romanzo Tra donne sole (1949) di Cesare Pavese, questo dolente mélo rivela una magistrale gestione dell’intreccio e una poetica consolidata. Antonioni eredita da Pavese temi ‒ in primis la centralità assegnata al mondo femminile e borghese ‒ a lui congeniali, ma il suo adattamento è modellato da una sensibilità personale. Lo confermano interessanti variazioni come il maggior peso conferito ai personaggi maschili o alle tormentate dinamiche di coppia. Non a caso, molti commentatori hanno scorto un’analogia con L’avventura (1960).
Racconto corale ambientato a Torino, il film narra dell’amicizia fra Clelia (Eleonora Rossi Drago), una modista appena giunta in città, e alcune donne del bel mondo: la cinica Momina (Yvonne Furneaux), la fatua Mariella (Anna Maria Pancani), la talentuosa Nene (Valentina Cortese) e la fragile Rosetta (Madeleine Fischer). Attorno a questa variegata galleria femminile si sviluppa una girandola di infelici rapporti con l’altro sesso. Spicca tra questi l’adulterio che Lorenzo (Gabriele Ferzetti), il marito di Nene, consuma con Rosetta. Resasi conto che per l’uomo la tresca è stata un capriccio, la ragazza si toglie la vita. Disgustata dall’insensibilità delle altre nei confronti di Rosetta, Clelia abbandona Torino, spezzando così l’idilio con l’affabile Carlo (Ettore Manni).
Per la caratterizzazione moderna di Clelia, le fonti dell’archivio inducono a ipotizzare influssi diversi dal romanzo, dove il personaggio appare più disincantato. Significativo, per esempio, che Antonioni abbia conservato Due amiche, un racconto di Alba de Céspedes apparso su «La Stampa». La short story della scrittrice italo-cubana ‒ che collaborerà alla sceneggiatura ‒ traccia un ritratto femminile affine a quello di Clelia per sensibilità e orgogliosa solitudine. Ma oltre alla raffinata indagine psicologica, la pellicola conquista anche grazie al fascino delle sue interpreti, splendidamente abbigliate dalle sorelle Fontana. L’importanza rivestita dalla moda è suffragata da un dettagliato elenco dei costumi necessari a ciascuna attrice. Infine, a proposito della capacità del film di dialogare con le forme della cultura popolare, l’archivio reca puntuale testimonianza del suo adattamento in veste di fotoromanzo, secondo una diffusa abitudine del periodo.