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Sotto il vestito niente

Completo fallimento agli occhi della critica ma notevole successo al botteghino, "Sotto il vestito niente" (1985) rientra fra quei prodotti cinematografici imprevedibilmente destinati ad assurgere, nel corso degli anni, al rango di cult movie.

Ispirato all’omonimo best seller di Marco Parma, questo modesto thriller di Carlo Vanzina ha conquistato intere generazioni di spettatori perché capace di catturare l’atmosfera di una città e di un’epoca. Pur trattandosi infatti di uno sgangherato racconto che mescola bellezza e morte nell’universo edonista della moda anni Ottanta, Sotto il vestito niente è attualmente considerato uno dei più accattivanti affreschi della cosidetta “Milano da bere”.

Naturalmente, desta un certo stupore scoprire che, in origine, una pellicola tanto commerciale dovesse essere diretta da Michelangelo Antonioni. Tuttavia, come ricorda Aldo Tassone, l’interesse del regista per la moda è antico – pensiamo a Cronaca di un amore (1950) e a Le amiche (1955) – e nel caso particolare di Blow Up (1966) capace perfino di farsi fulcro della narrazione stessa. Considerata una simile predilezione, si possono quindi comprendere le ragioni che spingono, nel 1984, il produttore Galliano Juso ad affidare ad Antonioni la trasposizione del romanzo di Parma. Dal canto suo, l’autore si dichiara davvero interessato alla natura del soggetto e alla possibilità che sembra offrirgli di girare in ambienti reali e con personaggi effettivamente legati a quell’universo. Infatti, oltre a Terence Stamp e a Charlotte Rampling, dovevano far parte del cast anche eminenti personalità del mondo della moda come Ottavio Missoni, Gianni Versace e Oliviero Toscani. Purtroppo, alla vigilia delle riprese, Juso abbandona il progetto lasciando che Sotto il vestito niente diventi l’ennessimo capitolo mancato nella carriera dell’artista.

Fortunatamente l’archivio permette di conoscere, attraverso materiali di diversa natura, le fasi preliminari di questo “capitolo mancato”. Nella sottoserie “Progetti non realizzati” è possibile ad esempio consultare tanto il trattamento quanto una scaletta-trattamento fittamente segnata da osservazioni e modifiche manoscritte di Antonioni (8B/12, fasc. 35 e 8B/3, fasc. 10). Fin dalle prime pagine di questi testi cogliamo l’atmosfera fascinosa e al contempo perturbante che avrebbe dovuto permeare il film. Non meno interessante risulta, infine, un fascicolo presente in “Scritti e note” che contiene appunti legati all’adattamento del romanzo di Parma, compresi alcuni quesiti che il regista intendeva sottoporre allo stesso scrittore nonché due elenchi relativi alla scelta degli interpreti e a quella degli ambienti (8c/2, fasc. 12)

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