La prima sezione vanta un elenco torrenziale di corrispondenti tra cui non spiccano solo eminenti personalità del mondo del cinema ‒ come Luchino Visconti e Federico Fellini, o gli sceneggiatori Elio Bartolini e Mark Peploe, o ancora i grandi interpreti come Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau ‒, ma figurano anche i nomi di alcuni fra i principali esponenti di altri ambiti artistici ‒ come i pittori e gli scultori Giorgio Morandi e Arnaldo Pomodoro o come gli scrittori Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Julio Cortázar, Umberto Eco.
Vista l’impossibilità di pervenire a una sintesi, ci limitiamo a segnalare qualche esempio particolarmente suggestivo. In una lettera del 1967, Giulio Carlo Argan (9B/2, fasc. 65) invita ad esempio il regista a partecipare a un convegno avente per tema «lo spazio visivo delle città: urbanistica e cinematografo». L’evento dal chiaro taglio multidisciplinare prevedeva l’incontro di Antonioni con alcuni architetti e urbanisti. In una lettera del 1975, l’ex cronista Vittorio Bonicelli si dichiara, invece, commosso da Professione: reporter (1975) e si domanda come l’autore abbia fatto a comprendere così bene l’«orribile fardello» di questo mestiere. Infine, altre missive, come quella di Sciascia del 1959 relativa a L’avventura (1960) o quella di Calvino del 1965 relativa a Blow Up (1966, 9B/4, fasc. 311), testimoniano quanto Antonioni si sia spesso affidato alla consulenza di grandi letterati. Una fiducia, questa, apparentemente contraccambiata: in una lettera inviata da Eco nel 1984 (9B/2, fasc. 123) si scopre per esempio che il regista avrebbe dovuto dirigere l’adattamento del Nome della rosa, ma che con grande dispiacere dello stesso intellettuale alessandrino il progetto sarebbe poi passato a Jean-Jacques Annaud, probabilmente per ragioni produttive.
Meno corposa della prima ma ugualmente interessante sul piano contenutistico, la “Corrispondenza inviata” raccoglie invece le minute spedite da Antonioni fra anni Sessanta e Ottanta. Anche in questo caso l’elenco dei destinatari ‒ Argan, Eco, Giulio Einaudi, Piero Ottone… ‒ conferma la disponibilità del regista a sollecitazioni culturali di ampio respiro. Ma tali scambi spalancano anche uno squarcio sulla stessa genesi dei suoi film. In proposito si veda una lunga lettera non datata a Tonino Guerra e Ottiero Ottieri, entrambi impegnati nella sceneggiatura dell’Eclisse (1962), in cui l’autore ferrarese spiega fin nei minimi dettagli la psicologia del personaggio di Vittoria.
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