Approfondimenti

Appunti e note

Le sezioni “Scritti e note” e “Appunti sciolti” contengono documenti autografi di grande interesse. Il primo gruppo consta di blocchi e fascicoli dal contenuto eterogeneo: si va dalla memorialistica (è presente un diario di viaggio a Los Angeles per il casting del progetto non realizzato Patire o morire) a studi preliminari per soggetti o scene di film.

Rivestono particolare importanza, per esempio, le diverse bozze del trattamento di Zabriskie Point, che presentano personaggi, vicende e ambientazioni spesso molto lontane da quelle del film che conosciamo, ma anche i taccuini sui quali sono stati raccolti appunti per dialoghi o scene di Il deserto rosso o L’eclisse. Gli “Appunti sciolti” contengono invece documenti dalla natura frammentaria, come collage composti da strisce di carta manoscritte o dattilografate. Questi materiali, dalla natura enigmatica, sono strettamente legati agli anni della malattia del regista, ma permettono di entrare nel merito delle modalità di lavoro caratteristiche anche delle fasi precedenti della sua carriera. Impossibilitato a lavorare normalmente dall’ictus che l’aveva colpito nel 1985, Antonioni aveva iniziato a produrre del nuovo materiale ritagliando e riarrangiando appunti scritti nei decenni precedenti e trasformando così i documenti di partenza in qualcosa di nuovo, raccolte di aforismi e riflessioni che il regista avrebbe in seguito pubblicato presso l’editore Il Girasole: A volte si fissa un punto (1992) e Comincio a capire (1999).

Tuttavia, esaminando gli appunti di Antonioni nel loro complesso, ci si accorge di come questo metodo di lavoro fosse già parte integrante della sua pratica di scrittura. Idee appena abbozzate e poi scartate sarebbero così diventate, a diversi anni di distanza, materiali inediti. È il caso della prima versione della fiaba raccontata da Giovanna al suo bambino nel Deserto rosso: rimosso dalla sceneggiatura e successivamente sostituito dalla sequenza che conosciamo, questo brano sarebbe riemerso quasi dieci anni dopo, trasformandosi nel soggetto di un nuovo film, L’aquilone, che il regista avrebbe tentato senza successo di dirigere in Uzbekistan nella seconda metà degli anni Settanta.

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